Viaggio nelle ex aree industriali della capitale riconvertite spontaneamente a luoghi della creatività, tra fotografia, architettura e prove tecniche di nuovi distretti

Un televisore degli anni Sessanta. Tre manichini senza testa e senza braccia. Un candelabro a quattro bracci. Un pupo siciliano. Due poltrone con la seduta sfondata.

Quello che colpisce immediatamente lo sguardo, entrando nell’atelier Lost and Found di Angelo Cricchi, sono gli oggetti che popolano questo grande spazio ex industriale immediatamente fuori l’anello ferroviario di Roma. Oggetti vecchi, curiosi, di valore o senza alcun mercato, ma che hanno in comune qualcosa di inafferrabile, che forse è il fatto di sembrare oggetti “amati”: amati da qualcuno che li ha presi, sottraendoli a un destino di irrilevanza o a un restauro che ne avrebbe cancellato ogni imperfezione guadagnata col tempo, e così come erano li ha fatti diventare abitanti di un luogo, protagonisti di una scenografia, perfino quando sono accumulati compulsivamente – ma non casualmente – su una parete o in una vecchia credenza… [ continua a leggere ]